Consigli per tradurre testi con i servizi di traduzione online

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Utilizzare un traduttore online per passare con un clic da una lingua all’altra è un tipo di servizio di cui oggi come oggi è difficile fare a meno; rispetto all’uso dei dizionari risulta di una comodità estrema. Alcuni di questi sofware richiedono un copia-e-incolla del testo nell’apposito box della lingua di partenza, in altri casi si può anche indicare la URL della pagine web da tradurre nella sua interezza. Bisogna poi indicare qual è la lingua di partenza (a meno che il software non sia in grado di riconoscerla automaticamente, come spesso avviene) e la lingua di arrivo e cliccare su un pulsante ‘Traduci’ o uno analogo.

Il fatto che il processo di traduzione sia così semplice non significa che sia esente da insidie. O meglio, diciamola in un altro modo: esistono due modi per servirsi di un servizio di traduzione automatica. Il primo è quello più semplice e immediato: riuscire a capire (o far capire) un testo scritto in una lingua che non si conosce o che non si sarebbe in grado di tradurre in alcun modo. Il titolo di un articolo, una parola o una frase da una lingua più o meno esotica, magari scritta con un alfabeto diverso dal nostro, ma anche un’email commerciale per stabilire contatti con un cliente o un fornitore straniero ecc.

Il secondo modo per utilizzare un software di traduzione è destinato invece ai professionisti della traduzione, in quanto il lavoro automatico consente di “sgrossare” il testo da rendere nell’altra lingua e di fornire un discreto punto di partenza su cui lavorare di fino, con grande risparmio di tempo. Basti pensare alla comodità di vedersi trascritti automaticamente numeri e date, codici e altre stringhe di testo invariabili che normalmente il traduttore deve ridigitare. Oppure pensiamo a quanti errori ortografici si possono evitare facendo lavorare la macchina – specie nel caso di dieresi, accenti e altri caratteri speciali con cui non abbiamo grande dimestichezza.

Il problema maggiore della traduzione automatica è costituito dall’impossibilità del software di capire in quale contesto si trova un determinato vocabolo. I servizi più sofisticati permettono di scegliere non solo la lingua di arrivo, ma anche una categoria semantica che indichi al software il contesto in cui deve essere interpretato il testo in modo da ottenere un risultato più attinente con il senso del testo da cui si è partiti.

Altri limiti della traduzione “meccanica” a cui bisogna ovviare con un attento controllo “artigianale” sono: i termini altamente polisemici, cioè quelli con svariati significati; basti pensare a una parola come “bacino” in italiano oppure “get” in inglese. In queste traduzioni è estremamente probabile che si annidi l’errore.

Un’altra tendenza dei software da correggere a mano è quella di tradurre nell’altra lingua anche i nomi propri – che invece dovrebbero restare invariati (pensiamo al nome di un marchio registrato oppure al cognome di una persona come Rossi) . Tutte le forme idiomatiche, i giochi di parola, i doppi sensi non possono certo essere affidati al software, ma richiedono un controllo e uno studio accurato mediante dizionari o consulenze con persone di madrelingua.

Ogni lingua ha poi delle peculiarità e delle problematiche da valutare singolarmente: traducendo dall’italiano al tedesco bisogna controllare bene che l’ordine delle parole in tedesco sia corretto in base alle rigide regole grammaticali. Traducendo dall’inglese all’italiano si troveranno testi solitamente troppo ricchi di possessivi e della congiunzione che, da rivedere e sostituire con attenzione. Sempre per il passaggio da italiano a inglese bisogna tenere presente l’uso aggettivale dei termini laddove l’italiano usa la preposizione “di” (ad esempio: “l’interfaccia dell’editor” sarà tradotto quasi sempre pari pari “the interface of the editor” mentre la traduzione corretta sarebbe “the editor interface”. Si scoprirà che, per tutte le lingue, i testi in cui la resa di un traduttore automatico è migliore sono quelli tecnici di media difficoltà con frasi brevi. Oppure lunghe ma ricche di proposizioni coordinate, invece che di subordinate con una elaborata consecutio temporum. Perciò, se si ha anche la possibilità di redigere il testo di partenza, meglio attenersi a queste caratteristiche


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