Come lo smartphone è diventato una console
Di giulianoNel moderno settore del videogioco è perfettamente normale che si possa essere videogiocatori anche solo intrattenendosi saltuariamente con qualche app per smartphone.
Un’evoluzione molto lontana dalla realtà di pochi anni fa, quando essere videogiocatori era un hobby per pochi appassionati; eppure, oggi per definirsi casual gamers – un’etichetta che vuole raccogliere chi si dedica al videogaming senza pretese di regolarità – è sufficiente un semplice smartphone.
D’altra parte, i numeri lasciano poco spazio all’interpretazione: sempre più videogiocatori affermano di non possedere altre console al di fuori del proprio smartphone, e in paesi come la Cina si toccano punte del 90% di videogiocatori composto da mobile gamers.
Una realtà che non sarebbe stata possibile senza l’evoluzione alla quale sono andati incontro i telefoni cellulari: oggi lo smartphone può ben essere considerato una console, sebbene non esclusivamente dedicata al gaming, e per arrivare a tale status ha attraversato diverse fasi nelle quali il videogioco non è mai stato un estraneo.
Fin dagli anni ’90, periodo nel quale ha iniziato a diffondersi capillarmente, la telefonia mobile ha inserito giochi sui dispositivi, spinta dai successi riscossi dal videogioco in mobilità. Questo concetto era alla base dell’enorme popolarità avuta già durante gli anni ’80 da Nintendo: prima con Game & Watch e poi con Game Boy, la casa giapponese era diventata protagonista nel videogioco a batterie.
Perciò, quando nei primi anni ’90 alcuni telefoni cominciarono a includere semplici giochi, non era di sicuro un salto nel buio: il successo era pressoché assicurato, come dimostrato dai diversi titoli anche originali portati dai vari costruttori di telefonia. È il caso di Nokia, che a partire dal 1997 cominciò a inserire Snake sui suoi telefoni.
Aspetto essenziale delle console videoludiche, tuttavia, è la loro capacità di fungere da piattaforma permettendo all’utente di installare qualsiasi gioco egli desideri, e nei primi telefoni con titoli preinstallati questo non era certamente possibile.
Bisogna aspettare gli anni 2000, quando la medesima Nokia decise di installare i sistemi operativi Symbian sui suoi cellulari: si trattava di una soluzione particolarmente versatile, utilizzata persino su telefoni espressamente pensati per il videogioco, che dava la possibilità di installare programmi di terze parti tra i quali, immancabilmente, videogiochi.
Nella prima metà degli anni 2000 infatti cominciarono a emergere sviluppatori specializzati sui dispositivi mobili: è il caso di Gameloft, responsabile delle versioni per cellulare di alcune fra le più importanti serie videoludiche del tempo.
Successivamente, le evoluzioni videoludiche si sono indirizzate sempre più all’accesso al web: una possibilità già consolidata, sebbene attraverso browser estremamente semplificati. L’utilizzo di browser ottimizzati per mobile ha quindi fatto dello smartphone lo strumento preferito per navigare su Internet, e questo ha permesso una facilità di accesso senza precedenti a tutte quelle piattaforme che già si occupavano di intrattenimento in rete: prime fra tutti, i casinò online.
Questi hanno cominciato già dagli anni 2000 a ritagliarsi una fetta di mercato che, dopo vent’anni, continua a espandersi e conta oggi sia i classici giochi da casinò che le loro varianti, come la roulette classica e la sua versione americana o il blackjack tradizionale e quello competitivo: il tutto accessibile semplicemente attraverso il browser di qualsiasi computer. Proprio qui si inserisce lo smartphone, diventando lo strumento privilegiato di accesso a Internet e ai suoi contenuti, compresi i giochi online su siti specializzati.
Parallelamente, la crescente versatilità degli smartphone è stata la vera chiave del loro successo in termini videoludici. Come prima quelli Symbian, Android e iOS sono velocemente diventati i sistemi operativi di maggior diffusione: innumerevoli sviluppatori hanno perciò cominciato a rilasciare programmi espressamente sviluppati. Tra questi, ovviamente, numerose app di videogiochi: basti ricordare, a cavallo del 2010, il successo di titoli come Fruit Ninja o Angry Birds, velocemente diventati immancabili protagonisti negli smartphone di chiunque. Il casual gaming su mobile è stato quello che maggiormente ha contribuito alla concezione dello smartphone come console, ma non è l’unico esempio.
Gli smartphone moderni infatti hanno proseguito la loro evoluzione sia nell’estetica che soprattutto nell’hardware, spesso addirittura specializzato: è comune trovare in commercio smartphone creati appositamente per il videogaming.
Un miglioramento che ha permesso l’approdo su smartphone per titoli creati per console ben più potenti: basti pensare a Player Unknown’s Battleground, Pokémon GO o Call of Duty Mobile, franchise approdati con successo al moderno gaming mobile.
Sicuramente lo smartphone, ancora oggi, non può essere una console dedicata; allo stesso tempo, il percorso che ha attraversato lo ha condotto, nella sua versatilità, a poter ricoprire anche il ruolo di generica console. Un risultato non da poco, e che lascia ancora aperti interrogativi sul futuro del mobile gaming.
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